Diventa volontario nei canili di Roma e del Lazio
- Pubblicato: Sabato, 03 Novembre 2018 12:17

Vuoi diventare un volontario nei canili di Roma e provincia?
Vuoi diventare un volontario nei canili di Roma e provincia?
Fonte: www.comune.roma.it
SEGNALAZIONE PRESUNTO MALTRATTAMENTO DEGLI ANIMALI
(art. 8 Regolamento Comunale sulla Tutela degli Animali del Comune di Roma approvato con Del. C.C. n. 275 del 24.10.2005)
A chi è rivolto: A tutti i cittadini
Cosa fare: I cittadini possono compilare l’apposito modulo e inviarlo via fax al n. 0667109508 oppure via email all’indirizzo di posta elettronica: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
L’Ufficio dopo aver ricevuto la richiesta la inoltrerà al Gruppo di Polizia Roma Capitale e al Servizio Veterinario della Azienda Sanitaria Locale competenti per territorio per la verifica di quanto segnalato e i conseguenti necessari provvedimenti. Il cittadino riceverà copia per conoscenza.
L’Ufficio monitorerà gli esiti dei controlli.
Cosa allegare: Foto - Segnalazioni precedenti
Non verrà dato seguito alle segnalazioni anonime.
ESEMPI TESTO DENUNCE
Abbandono
Premettendo che gli atti di denuncia e querela sono privi di specifiche formalità (eccetto quelle legale al deposito) e, dunque, alla portata – salvo ipotesi complesse – di tutti e che presso gli uffici preposti alla ricezione di questi atti sarà possibile trovare una valida assistenza alla compilazione (per la quale è bene comunque sempre contattare un legale di fiducia prima del deposito), ecco un esempio assolutamente generale di denuncia al quale poi adattare con le dovute differenze i singoli atti. Utilizzate l’esempio solo come riferimento. La denuncia va depositata a mano o presso la cancelleria della Procura della Repubblica o presso un qualsiasi ufficio di Polizia Giudiziaria (Carabinieri, Polizia di Stato, Corpo Forestale, Guardia di Finanza, Polizia Municipale, Polizia Provinciale) che sono tenuti non solo a riceverla ma anche a disporre subito gli opportuni accertamenti. Non usate raccomandate o fax.
ATTO DI DENUNCIA (O QUERELA)
Ill. mo Sig. Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di ............................... e p.c. Al Comando Stazione Carabinieri di ……………… - oppure Al Commissariato della Polizia di Stato di …………… - oppure Al Comando Stazione Forestale – oppure alla Guardia di Finanza di ………………….oppure al Comando Polizia Municipale di ....................... - oppure al Comando Polizia Provinciale di .......................
(se invece la consegnate solo all’Organo di Polizia, indicherete solo quello prescelto)
La/Il sottoscritta/o (generalità, domicilio, recapiti telefonici) espone quanto segue. In data …… in località ................ del comune di .................... ha notato (esposizione dettagliata dei fatti cui si è assistito); (fornire inoltre ogni elemento utile per la identificazione dei responsabili e nel caso di ignoti intestare l’atto "contro ignoti": targhe di auto, riconoscimento personale, descrizione somatica, etc ...; aggiungere ogni elemento utile che possa descrivere le modalità dell’azione, ad es. "si allontanava rapidamente dal luogo dell’abbandono" ecc..).
Trattasi di possibile ipotesi di reato di cui all'articolo 544-ter del Codice penale (Maltrattamento di animali), che ha provocato grave strazio all'animale medesimo (eventualmente aggiungere, se i fatti ancora sono in atto, "che sta continuando a procurare strazio all'animale").
Tale fatto integra ad avviso dello scrivente il reato di cui all'articolo (citare articolo se si conosce) C.P. o di altro reato che la S.V. ritenesse di ravvisare nei fatti sopra descritti e/o a seguito di indagini.
In questo contesto si indirizza il presente esposto alla S.V. confidando che i responsabili possano esser perseguiti penalmente (eventualmente aggiungere, se i fatti ancora sono in atto: "si avanza cortese istanza affinchè gli organi di indirizzo si attivino per impedire che il reato sopra descritto possa essere portato ad ulteriori conseguenze")
p.s. nel caso di reati perseguibili a querela specificare:
1) che "allorchè fosse necessario ai fini della procedibilità, il presente atto è da intendersi atto di querela contro coloro che risulteranno responsabili dei fatti di reato, per i quali si chiede espressamente la punizione penale ai sensi di legge";
2) che "ai sensi degli artt. 406 e 408 c.p.p. si chiede di essere informati presso il domicilio sopra indicato su eventuali richieste di proroghe delle indagini preliminari e eventuali richieste di archiviazione".
Si indicano quali persone informate sui fatti sopra descritti i sigg.ri:
- Tizio, nato a il , residente/domiciliato in alla via , telefono
- Caio ……
si allegano (gli eventuali) i seguenti documenti:
- referto del veterinario
- foto
- riprese video
- bastoni, catene, trappole ecc…
- tracce di veleno .. (per le quali si chiede che la S.V. Voglia disporre una specifica analisi)
- altro..
Si ringrazia.
Luogo, Data e firma che viene apposta al momento del deposito dell’atto
Maltrattamento
Premettendo che gli atti di denuncia e querela sono privi di specifiche formalità (eccetto quelle legale al deposito) e, dunque, alla portata – salvo ipotesi complesse – di tutti e che presso gli uffici preposti alla ricezione di questi atti sarà possibile trovare una valida assistenza alla compilazione (per la quale è bene comunque sempre contattare un legale di fiducia prima del deposito), ecco un esempio assolutamente generale di denuncia al quale poi adattare con le dovute differenze i singoli atti. Utilizzate l’esempio solo come riferimento. La denuncia va depositata a mano o presso la cancelleria della Procura della Repubblica o presso un qualsiasi ufficio di Polizia Giudiziaria (Carabinieri, Polizia di Stato, Corpo Forestale, Guardia di Finanza, Polizia Municipale, Polizia Provinciale) che sono tenuti non solo a riceverla ma anche a disporre subito gli opportuni accertamenti. Non usate raccomandate o fax. Lo stesso seguente facsimil, opportunamente adattato, potete utilizzarlo per le altre fattispecie di reato previste dalla legge 189 del 2004: Artt. 544 bis c.p. (Uccisione di animali); art. 544 quater (Spettacoli o manifestazioni vietati); art. 544 quinquies (Divieto di combattimento tra animali); art. 727 c.p. seconda parte (Detenzione incompatibile); articolo 2 della Legge (Divieto di utilizzo a fini commerciali di pelli e pellicce di cani e gatti)
ATTO DI DENUNCIA (O QUERELA)
Ill. mo Sig. Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di ............................... e p.c. Al Comando Stazione Carabinieri di ……………… - oppure Al Commissariato della Polizia di Stato di …………… - oppure Al Comando Stazione Forestale – oppure alla Guardia di Finanza di ………………….oppure al Comando Polizia Municipale di ....................... - oppure al Comando Polizia Provinciale di .......................
(se invece la consegnate solo all’Organo di Polizia, indicherete solo quello prescelto)
La/Il sottoscritta/o (generalità, domicilio, recapiti telefonici) espone quanto segue.
In data …… in località ................ del comune di .................... ha notato (esposizione dettagliata dei fatti cui si è assistito); (fornire inoltre ogni elemento utile per la identificazione dei responsabili e nel caso di ignoti intestare l’atto "contro ignoti": targhe di auto, riconoscimento personale, descrizione somatica, etc ...; aggiungere ogni elemento utile che possa descrivere le modalità dell’azione, ad es. "faceva uso di una spranga", ovvero "trasportava l’animale facendo uso di un camion privo di aerazione per l’aria" ovvero "deteneva l’animale in una gabbia insufficiente" ecc..).
Trattasi di possibile ipotesi di reato di cui all’articolo 544 ter del Codice penale (Maltrattamento di animali) che ha provocato grave strazio all'animale medesimo (eventualmente aggiungere, se i fatti ancora sono in atto, "che sta continuando a procurare strazio all'animale").
Tale fatto integra ad avviso dello scrivente il reato di cui all'articolo (citare articolo se si conosce) C.P. o di altro reato che la S.V. ritenesse di ravvisare nei fatti sopra descritti e/o a seguito di indagini.
In questo contesto si indirizza il presente esposto alla S.V. confidando che i responsabili possano esser perseguiti penalmente (eventualmente aggiungere, se i fatti ancora sono in atto: "si avanza cortese istanza affinchè gli organi di indirizzo si attivino per impedire che il reato sopra descritto possa essere portato ad ulteriori conseguenze")
p.s. nel caso di reati perseguibili a querela specificare:
1) che "allorchè fosse necessario ai fini della procedibilità, il presente atto è da intendersi atto di querela contro coloro che risulteranno responsabili dei fatti di reato, per i quali si chiede espressamente la punizione penale ai sensi di legge";
2) che "ai sensi degli artt. 406 e 408 c.p.p. si chiede di essere informati presso il domicilio sopra indicato su eventuali richieste di proroghe delle indagini preliminari e eventuali richieste di archiviazione".
Si indicano quali persone informate sui fatti sopra descritti i sigg.ri:
- Tizio, nato a il , residente/domiciliato in alla via , telefono
- Caio ……
si allegano (gli eventuali) i seguenti documenti:
- referto del veterinario
- foto
- riprese video
- bastoni, catene, trappole ecc…
- tracce di veleno .. (per le quali si chiede che la S.V. Voglia disporre una specifica analisi)
- altro..
Si ringrazia.
Luogo, Data e firma che viene apposta al momento del deposito dell’atto
Avvelenamento
Traccia di esposto da scrivere su carta semplice e da riprodurre in due copie. La seconda servirà per farsi attestare l'avvenuta presentazione.
Al Signor Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di..................... oppure Al Comando di Stazione (indicare l'Arma) di ………..
La/Il sottoscritta/o......................................(nome-cognome) nata/o a ……………………………residente in ………………………………….. (via-città)
espone quanto segue:
Il giorno............ alle ore……….in località...........del Comune di............ha assistito-è venuta/o a conoscenza (esposizione dettagliata dei fatti cui si è assistito integrata il più possibile da elementi come numeri di targa di automobili, testimoni, fotografie, riprese video, numero e descrizione degli animali colpiti).
Trattasi di illecito ai sensi del Regio Decreto 27 luglio 1934, n.1265 "Approvazione del Testo Unico delle Leggi Sanitarie", articolo 146, che punisce la distribuzione di sostanze velenose; dell'articolo dell'articolo 544-ter del Codice penale (Maltrattamento di animali) "Nuove norme contro maltrattamento degli animali" che ha provocato grave strazio (o sta continuando a provocare grave strazio) all'animale;
(se l’animale di proprietà citare anche la violazione dell’articolo 638 del Codice penale che punisce l’uccisione o il danneggiamento di animali altrui);
degli articoli 21, comma 1, lettera U) con la sanzione prevista dal seguente articolo 30, comma 1, lettera H della legge 11 febbraio 1992 n.157.
Si chiede di accertare e perseguire penalmente i responsabili anche al fine di non permettere che il reato possa essere portato ad ulteriori conseguenze, di disporre l’urgente tabellazione della zona interessata per indicare il pericolo esistente per uomini ed animali e la conseguente bonifica ambientale.
Si allega (se ne avete disposizione) referto autoptico e/o referto sulle sostanze rinvenute nella zona, redatto da ………………………… e/o certificato veterinario redatto dal Dr………………………………… con sede in ……………………………
Si chiede di poter essere portata/o a conoscenza di un'eventuale archiviazione ai sensi dell'articolo 408 del Codice di Procedura Penale.
Si ringrazia.
Firma e data
Avvelenamento di zona
Traccia di appello che potrete fotocopiare ed affiggere nella zona interessata:
AVVISO URGENTE
A TUTELA DELLA SALUTE UMANA E DEGLI ANIMALI
Sono stati rinvenuti nella zona di …………… sostanze velenose che non hanno causato ancora per fortuna/hanno purtroppo causato l’uccisione di (numero e descrizione degli animali).
Trattasi di illecito ai sensi del Regio Decreto 27 luglio 1934, n.1265 "Approvazione del Testo Unico delle Leggi Sanitarie", articolo 146, che punisce la distribuzione di sostanze velenose con la reclusione da sei mesi a tre anni; dell'articolo 727 del Codice Penale così come modificato dalla Legge 22 novembre 1993, n.473 "Nuove norme contro il maltrattamento degli animali" che ha potrebbe provocare/ha provocato grave strazio (o sta continuando a provocare grave strazio) all'animale/agli animali;
(se l’animale di proprietà citare anche la violazione dell’articolo 638 del Codice penale che punisce l’uccisione o il danneggiamento di animali altrui);
degli articoli 21, comma 1, lettera U) con la sanzione prevista dal seguente articolo 30, comma 1, lettera H della legge 11 febbraio 1992 n.157.
Si chiede di accertare e perseguire penalmente i responsabili anche al fine di non permettere che il reato possa essere portato ad ulteriori conseguenze, di disporre l’urgente tabellazione della zona interessata per indicare il pericolo esistente per uomini ed animali e la conseguente bonifica ambientale.
Firma (la vostra, la vostra e di altri cittadini, a nome di un comitato, di un’associazione ecc)
Riportiamo per esteso i riferimenti al Regio Decreto 27 luglio 1934, n. 1265 (1)
Sezione III - Del commercio di sostanze velenose
146. Chiunque, non essendo farmacista o commerciante di prodotti chimici, di droghe o di colori, fabbrica, detiene per vendere, vende o in qualsiasi modo distribuisce sostanze velenose, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da lire 100.000 a lire 1.000.000 (146/a). I farmacisti, i droghieri, i fabbricanti di prodotti chimici autorizzati a tenere sostanze velenose e coloro che per l'esercizio della loro arte o professione ne fanno uso, se non tengono tali sostanze custodite in armadi chiusi a chiave e in recipienti con l'indicazione del contenuto e con il contrassegno delle sostanze velenose, sono puniti con l'arresto fino ad un anno o con l'ammenda non inferiore a lire 400.000 (146/b) (147)
147. I farmacisti, i droghieri, i fabbricanti di prodotti chimici e chiunque in qualsiasi modo faccia commercio di colori e prodotti chimici per uso industriale ed agricolo non possono vendere sostanze velenose che a persone conosciute o che, non essendo da loro conosciute, siano munite di un attestato dell'autorità di pubblica sicurezza indicante il nome ed il cognome, l'arte o la professione del richiedente, e dimostrino di aver bisogno delle sostanze per l'esercizio dell'arte o della professione. In ogni caso debbono notare in un registro speciale da presentarsi all'autorità sanitaria a ogni richiesta, la quantità e la qualità delle sostanze velenose vendute, il giorno della vendita col nome e cognome e domicilio, arte o professione dell'acquirente.
(1) Pubblicato nel Suppl. ord. alla Gazz. Uff. 9 agosto 1934, n.186 (146/a). La misura della multa è stata così elevata dall'art.3, L. 12 luglio 1961, n.603, riportata alla voce SANZIONI PECUNIARIE IN MATERIA PENALE (AUMENTO DELLE), nonché dall'art.113, primo comma, L. 24 novembre 1981, n.689, riportata alla voce ORDINAMENTO GIUDIZIARIO. La sanzione è esclusa dalla depenalizzazione in virtù dell'art.32 secondo norma, della citata l. 24 novembre 1982, n.689.
Adottiamo il cane giusto
Esistono centinaia di razze canine inclini a svolgere i lavori più disparati: alcuni sono eccellenti cacciatori, altri vigili guardiani, altri ancora abili pastori. Se decidiamo di comprare un cane, dovremmo conoscere molto a fondo le particolarità della razza prescelta. Se invece non ci interessano mostre di bellezza e brevetti di lavoro, ma semplicemente cerchiamo un cane da compagnia, dovremmo senza dubbio orientarci sull’adozione in canile. Migliaia di cani aspettano di trovare una famiglia, c’è solo l’imbarazzo della scelta: cuccioli, adulti, meticci e, non di rado, cani di razza pura; ce ne sarà sicuramente uno che fa al caso nostro, provare per credere!
Dopo aver ponderato attentamente l’ impegno a lungo termine che la scelta di adottare un cane comporta, possiamo intraprendere questa avventura.
Visitando un canile, è importante lasciarsi consigliare dal personale competente per scegliere un animale adatto alla situazione famigliare, evitando così di dare la priorità all’estetica, al colore del pelo o alla taglia.
Affinché la convivenza sia serena e l’esperienza positiva si devono infatti prendere in considerazione diversi aspetti, tra cui lo stile di vita che conduciamo, le nostre precedenti esperienze con gli amici a quattro zampe e l’eventuale presenza in casa di altri cani o gatti. Il carico di responsabilità che qualsiasi animale porta con sé è innegabile, volergli bene non basta. Formare una coppia vincente cane-padrone è molto importante e un binomio azzeccato è metà dell’opera.
Se viviamo in un appartamento di città e non abbiamo mai avuto un cane, la scelta deve cadere su un animale ben socializzato, equilibrato, tranquillo e docile. Non è sempre facile gestire un cane agitato o timoroso poiché bisogna mediare tra i suoi bisogni e il contesto in cui dovrà inserirsi, compito faticoso se manca esperienza, tempo e pazienza. Molti credono che i cani di taglia piccola siano gli unici adatti alla vita d’appartamento, ma in realtà anche un cane gigante, se tranquillo, può godersi il pomeriggio dormendo sul tappeto del salotto senza arrecare alcun danno né disturbo. Per gestire un cane di taglia media o grande non è necessario avere un giardino spazioso, l’importante è il tempo che possiamo trascorrere con lui: il cane è un animale sociale, come l’uomo, e anche noi preferiremmo vivere in un piccolo appartamento con la giusta compagnia piuttosto che in un enorme castello disabitato.
Se il lavoro ci porta via molte ore della giornata, un cane dipendente, sempre alla ricerca di coccole e attenzioni potrebbe soffrire più di altri la lontananza; al contrario un cane autonomo riuscirebbe senza dubbio ad adattarsi e a tollerare meglio le ore di solitudine senza disturbare il vicinato con abbai e lamenti.
Di solito le persone preferiscono cani molto giovani, ma orientarsi su un cucciolo significa farsi carico di responsabilità maggiori. Dobbiamo mettere in preventivo i bisogni in casa, i mobili rosicchiati e le uscite molto frequenti, utili ad insegnare la pulizia domestica ed indispensabili per una corretta socializzazione. Una lunga serie di tappe, questa, che può essere evitata con la scelta di un cane adulto. Inutile dire che un cucciolo non può rimanere molte ore da solo, e anche questo ci deve far riflettere nel momento della scelta. L’esperienza di crescere un cucciolo è straordinaria, ma mai da sottovalutare: il piccolo sarà nel futuro un bravo cane solo se siamo disposti ad impegnarci nella sua socializzazione ed educazione. Ottima l’idea di farsi consigliare da un educatore, evitando di improvvisare, in special modo se si dovessero presentare problemi o dubbi particolari. La mente del cucciolo è infatti molto impressionabile e alcuni errori comuni possono portare conseguenze a breve e a lungo termine.
Alcuni cani sono eccellenti compagni per le persone anziane, ma la scelta, anche qui, deve essere molto prudente. L’ideale è trovare un animale che abbia ritmi lenti, che riesca a camminare adagio al guinzaglio e che sia felice di fare la fila al mercato piuttosto che andare al parco a scatenarsi con gli altri cani. E’ ovvio che in questo caso un cucciolo non è consigliabile in virtù delle troppe energie che richiede nella gestione in casa e all’esterno.
Se amiamo frequentare parchi dovremmo scegliere un individuo equilibrato con i conspecifici, orientandoci su un cane dinamico ed energico che si mostri tollerante e pacifico con gli altri cani di ambo i sessi.
Se, invece, viviamo in campagna o in un posto isolato possiamo portare a casa anche un cane più “difficile”, dando così una possibilità anche a chi altrimenti avrebbe poche speranze di essere scelto e adottato a causa del carattere troppo o troppo poco esuberante.
Un cane timido o poco socievole con gli estranei potrebbe ad esempio essere un compagno ideale, leale con i componenti della famiglia ma anche pronto nel segnalare la presenza di intrusi poco graditi; di contro, grandi spazi darebbero il giusto spazio di “sfogo” ai più vivaci.
Le possibilità sono infinite: ognuno di noi ha esigenze e aspettative diverse, quindi cerchiamo di non farci trasportare dall’emotività del momento e scegliamo un cane per carattere ed inclinazione adatto al nostro caso. Solo così vivremo un’esperienza positiva evitando di affrontare problemi e difficoltà che potrebbero rendere la convivenza meno spensierata.
Il cucciolo arriva a casa: inserimento e prima educazione
Adottare un cane dal canile è un’esperienza davvero unica ed emozionante. Oltre al piacere di avere accanto un nuovo amico, c’ è anche la gioia di aver fatto una buona azione e di aver restituito ad un animale la libertà perduta. E’ importante avere pazienza e una buona dose di sensibilità per costruire il nuovo rapporto, ma anche qualche conoscenza per facilitare l’inserimento del cane nel nuovo contesto.
Infatti, essere adottati non è un gioco da ragazzi...in un solo giorno tutto cambia: padroni nuovi, ambienti diversi e abitudini a dir poco sconvolte. Qualche consiglio aiuterà i cani e i rispettivi padroni che hanno deciso di intraprendere questo percorso entusiasmante, ma di certo impegnativo. In questo articolo mi soffermerò in particolare sull’inserimento del cucciolo per poi trattare l’adozione di un cane adulto.
L’arrivo a casa
Il cucciolo appena uscito dal canile sarà stanco e disorientato. Spesso non ha più la compagnia dei fratelli, comunque gli mancano di colpo i suoi punti di riferimento e le sue abitudini.
Una volta arrivati a casa, è importante lasciarlo tranquillo e libero di esplorare l’ambiente domestico, avendo cura di non lasciare a sua disposizione oggetti pericolosi che potrebbe ingerire. Se si addormenta, è giusto lasciarlo riposare.
I bisogni
Un cucciolo è in parte paragonabile ad un bambino piccolo: nessuno picchierebbe un bimbo perché sporca nel pannolone, eppure è ancora diffusa l’abitudine di portare il muso del cucciolo sulle sue deiezioni sgridandolo allo stesso tempo. L’ideale sarebbe abituare il cucciolo a sporcare fuori dalle mura domestiche facendolo uscire anche 7-8 volte al giorno; tuttavia, se non è possibile portarlo fuori così spesso, si può organizzare in casa uno spazio limitato coperto di giornali. Sarà meglio condurre il cucciolo nel luogo adibito ai bisogni il più spesso possibile, cercando di prevenire l’urgenza improvvisa. Non appena scappa la pipì… lodate il cucciolo con una carezza o un biscottino. Se il tempismo non è perfetto, pulite ignorando il cane, andrà meglio la prossima volta.
La socializzazione
Anche se il cucciolo non ha terminato il piano vaccinale è molto importante, per il suo equilibrio psicologico, lasciargli incontrare persone e cani (vaccinati) estranei al nucleo famigliare. Per non sviluppare paure immotivate deve imparare al più presto il sistema di comunicazione con gli uomini e con gli individui della sua specie e abituarsi ai rumori cittadini, ai tragitti in macchina etc. Un cucciolo cresciuto in un ambiente povero di stimoli può diventare nel futuro un adulto poco equilibrato. Questo tipo di apprendimento non richiede un particolare impegno da parte dei proprietari, se non quello di esporre il cucciolo a situazioni diverse in modo graduale, ma costante, in special modo se la sua età è compresa tra i due ed i cinque mesi di vita.
Se vivete in campagna e avete un grande giardino o un terreno è molto importante portare il cucciolo in città almeno due volte a settimana in modo da abituarlo al contesto urbano. Solo così, in futuro, sarà capace di adattarsi a successivi cambiamenti e trasferimenti.
Il gioco
Giocare è un attività fondamentale per lo sviluppo psicologico del cucciolo: in questo modo il piccolo impara a dosare la sua forza, a reagire in modo equilibrato alle provocazioni, a sperimentare le sue capacità. Inoltre il gioco gli permette di creare e rafforzare i legami sociali con l’uomo. In un contesto sicuro il piccolo si prepara a diventare adulto. I cuccioli amano i giocattoli morbidi e “pelosi” che ricordano le attività ludiche con i fratelli. Sono sconsigliati i giochi di forza, la lotta e tutte le attività che eccitano il cucciolo in modo esagerato.
E’ bene lasciare al piccolo giocattoli da mordicchiare e promuovere tutte le attività che si svolgono in collaborazione con il proprietario. Lavorare con il fiuto, giocando al “cerca”, sviluppa le innate capacità olfattive ed è un ottimo sistema per stancarlo senza farlo scatenare: impegnandosi a cercare oggetti o a seguire piccole piste, il cucciolo impara a concentrarsi e a sviluppare la sua autostima.
Se il cucciolo ama giocare mordendo le mani o qualsiasi altra nostra parte del corpo, la cosa migliore da fare è interrompere il gioco, deviando l’attenzione su un gioco permesso. Di solito innervosirsi e alzare la voce non porta al risultato sperato: il cucciolo potrebbe eccitarsi di più o reagire in modo aggressivo per difendersi.
La solitudine
Anche se non ce n’è la necessità, è indispensabile abituare il cucciolo a rimanere solo. Bisogna favorire un sano processo di distacco (finché si è molto piccoli si sta tutti insieme, ma poi bisogna crescere…), affinché in futuro non ci siano problemi legati alla separazione o all’uscita dei proprietari. Infatti, un cucciolo di pochi mesi non deve essere lasciato solo troppo a lungo, ma allo stesso tempo deve imparare a “sopravvivere” anche senza la presenza fisica delle persone.
La manipolazione
I cuccioli sono solitamente accarezzati e toccati spesso, presi in braccio e spazzolati. Questo tipo di contatto è molto utile, ma diverso dalla manipolazione in senso stretto: molti cani infatti si mostrano tolleranti alle carezze ma possono diventare aggressivi o ribelli quando il veterinario ha la necessità di controllare le orecchie , sollevare una zampa, o tastare l’addome.
Spesso neanche il proprietario riesce facilmente a disinfettare una ferita o mettere una banale fasciatura.
Per prevenire queste difficoltà, si può mettere ogni tanto il cucciolo su un tavolo e abituarlo ad essere toccato in ogni parte del corpo. Con una mano possiamo manipolare il piccolo nei punti più delicati (orecchie, polpastrelli, inguine e addome), con l’altra premiarlo con un bocconcino. L’associazione sarà rapida: anche una manipolazione invadente e leggermente fastidiosa può diventare con un po’ di pazienza un evento divertente e piacevole.
Alcune regole
Per impartire alcune regole di buona educazione non dovete aspettare che il cucciolo diventi adulto. Impegnarsi adesso significa spianare la strada ad una futura buona convivenza e prevenire i problemi, evitando di doverli risolvere una volta sorti. Un cane ben educato è un cane più libero e più gestibile, quindi potrà accompagnarvi ovunque e non sarete costretti ad isolarlo quando arrivano ospiti.
Il cucciolo dovrà avere dal primo momento una sua cuccia (va bene un cuscino o una brandina) e dovrà rispettare i vostri luoghi di riposo evitando di salire su letti e divani, anche se ancora è piccolo e non arreca particolare disturbo. E’ importante lodarlo quando si sdraia a cuccia ed incoraggiarlo con piccoli premi.
Anche il momento del vostro pasto è fondamentale: il cucciolo deve sapere che non otterrà mai nulla dal tavolo, in special modo se si mostra insistente e capriccioso. Dopo alcuni vani tentativi di richiesta, il piccolo imparerà a rimanere tranquillo e accetterà di buon grado di assistere al vostro pranzo o alla cena senza mostrarsi prepotente.
Per gettare le basi di un buon rapporto cane-padrone è bene usare cibo, carezze e attenzioni per premiare tutti i comportamenti che volete incentivare: il cucciolo va gratificato, ad esempio, quando si mostra tranquillo, quando gioca con oggetti permessi, quando si mostra socievole con gli altri cani e con le persone, oppure quando fa le feste senza saltare addosso. Affinché cibo, carezze e attenzioni siano un incentivo è fondamentale non soddisfare gratuitamente tutte le richieste del cucciolo: la psicologia canina da questo punto di vista è molto simile alla nostra, un premio per essere tale deve essere guadagnato.
Insomma, non si deve mai pretendere troppo da un cucciolo (a tre mesi non può saltare nei cerchi di fuoco…), ma allo stesso tempo non si dovrebbe sottovalutare la sua enorme capacità di apprendimento: in giovane età il cervello del piccolo è una spugna che assorbe informazioni da ogni evento della vita quotidiana e la sua condotta dipende anche dal vostro comportamento.
Se il cucciolo, nei giorni successivi l’arrivo a casa, dovesse mostrarsi particolarmente impaurito, diffidente, aggressivo o irrequieto, sarà meglio chiedere l’aiuto di un esperto, affinché una piccola difficoltà iniziale non diventi un problema più difficile da risolvere.
L'adozione del cane adulto
Adottare un cane adulto è un gesto nobile e allo stesso tempo un’esperienza straordinaria. Solo chi ha già fatto questa scelta può profondamente capire cosa intendo dire. E’ una scoperta reciproca quotidiana, bisogna conoscersi, studiarsi, mettersi alla prova. Giorno dopo giorno il rapporto si evolve e si trasforma: il cane e il neo-padrone sono in un primo momento due estranei che vanno di colpo a vivere insieme, ma con il tempo nascerà un rapporto nuovo che legherà la nuova coppia per la vita futura.
La fase iniziale è delicata: il primissimo obiettivo è instaurare un rapporto di fiducia lasciando il cane il più tranquillo possibile. Se l’animale dovesse mostrarsi intimorito e scegliere un angolino in cui sentirsi al sicuro, è bene lasciarlo in pace, libero di decidere quando è il momento di interagire con i membri della sua nuova famiglia: quando si sentirà pronto verrà lui a cercarvi, ma nel frattempo potete incoraggiarlo con un bocconcino prelibato.
Nel primo periodo è importante evitare stress che possono essere rimandati ad un momento successivo, come ad esempio visite veterinarie, tolettature e manipolazioni invadenti: sarebbe meglio aspettare qualche giorno al minimo, dando al nuovo arrivato il tempo di realizzare dove si trova e con chi ha a che fare. Anche se ha trovato dei proprietari fantastici e ha migliorato di gran lunga il suo stile di vita uscendo dal canile, l’animale, infatti, ha perso all’improvviso i suoi punti di riferimento: questo può generare alcune difficoltà che possono essere facilmente superate con un po’ di pazienza e comprensione.
All’arrivo basterà far trovare al nuovo amico una cuccia comoda, una ciotola di acqua fresca e un po’ di cibo, evitando di trascorrere troppo tempo con lui nei primi giorni e poi assentarsi intere giornate. E’ importante mantenere invariate le consuete abitudini affinché il cane si ambienti in fretta e si adegui fin da subito ai nuovi orari e ai vostri ritmi.
Le prime passeggiate devono essere abbastanza brevi e frequenti in modo tale da abituare il cane alla pulizia domestica. Uscite in orari poco trafficati e tranquilli ed evitate un’alta concentrazione di persone (soprattutto se vivete nel centro città) per non spaventare il cane e per abituarlo gradualmente al nuovo mondo con cui dovrà imparare a confrontarsi.
Se dovesse fare bisogni in casa è meglio ignorarlo e pulire pazientemente, si tratta di un comportamento normale: i cani non amano sporcare nei luoghi in cui vivono, mangiano e dormono, ma per acquisire il senso del nuovo territorio impiegano un po’ di tempo.
Di solito i cani “salvati” sono trattati come animali indifesi e sfortunati e per questo compatiti e viziati. Nulla potrà compensare le esperienze negative del passato, quindi bisogna vivere nel presente. Infatti, avere atteggiamenti troppo permissivi, soprattutto nel periodo di conoscenza, può mettere a rischio il corretto rapporto cane-padrone. Ad esempio, se il cane è molto impaurito, coccolarlo a dismisura e rivolgergli attenzioni ogni volta che mostra timore verso qualcuno o qualcosa potrebbe non avere un effetto rassicurante: per diventare un punto di riferimento e per guadagnare stima e fiducia dovete avere le idee chiare, dare delle regole e farle rispettare con calma e coerenza.
Date al cane una bella cuccia e tenete per voi letti e divani, ignorate richieste di cibo dalla tavola ed evitate di accontentare tutte le sue richieste di gioco e attenzioni: questo è un ottimo inizio per impostare una buona educazione.
Ricordate inoltre che il ruolo del proprietario è insegnare: i cani imparano meglio (anche noi d’altra parte!) se sono premiati e lodati quando si comportano bene piuttosto che puniti e sgridati in seguito ad un errore. Se in palio c’è un biscottino, e non una giornalata sul sedere, l’insegnamento sarà più duraturo e metterà il cane nella condizione di avere voglia di collaborare e non di difendersi dai vostri attacchi.
Nel periodo in cui si sta costruendo il rapporto è fondamentale evitare minacce e punizioni, sia fisiche che verbali.
Prima di liberare dal guinzaglio il nuovo amico, bisogna assicurarsi che ci sia un buon feeling e che il vostro rapporto sia già ben saldo. Per accelerare questo processo insegnate il richiamo, premiando il cane ogni volta che, udito il suo nome seguito dal “vieni”, vi corre incontro. Questo esercizio si può fare sia in casa, sia in giardino, sia al parco sostituendo il guinzaglio con un cordino di 10 metri che permette di sperimentare in sicurezza senza il rischio di smarrire il cane.
Se si dovessero presentare problemi seri o comunque, se le difficoltà iniziali non dovessero migliorare dopo le prime settimane, è meglio consultare un educatore che potrà aiutarvi dandovi consigli più specifici.
Educazione: quando è il momento giusto?
La confusione sul momento in cui portare Fido a scuola è diffusa tra i semplici proprietari di cani, ma non di rado anche tra gli esperti del settore, tanto che, in alcuni campi cinofili, fino a qualche anno fa il neo-padrone si sentiva ancora rispondere: “quanto ha il cucciolo? tre mesi? no, non lo accettiamo nella nostra scuola, torni quando avrà compiuto l’anno!”
Questi errori (dovuti anche alla scarsa distinzione tra educazione e addestramento) hanno contribuito a diffondere nell’opinione comune l’idea che per educare correttamente il proprio animale sia necessario sopportare in silenzio scorribande e devastazioni, aspettando fiduciosi il compimento del dodicesimo mese… Spesso per un anno ci si lascia trainare al guinzaglio dal proprio animale e poi , pensando che sia finalmente arrivato il momento giusto, ci si rivolge ormai demoralizzati alla scuola d’addestramento.
Per fortuna la psicologia canina negli ultimi anni ha compiuto passi da gigante e la maggiore e più diffusa cultura dell’argomento ha chiarito un po’ a tutti le idee: al di là delle tecniche usate e del metodo di lavoro, oggi qualsiasi educatore o addestratore che voglia definirsi tale incoraggia il proprietario a rivolgersi al più presto ad un professionista per poter lavorare serenamente sulla scia dell’entusiasmo e non della disperazione.
Ma quando è il momento giusto?
La risposta è subito!! Il cucciolo inizia a percepire e ad elaborare informazioni provenienti dall’ambiente esterno nel momento in cui si trova ancora nel ventre materno: pare che alcuni cuccioli, nati da femmine il cui addome era stato massaggiato regolarmente durante la gravidanza, si siano mostrati, dopo la nascita, più tolleranti alle manipolazioni rispetto ad altre cucciolate. Questo è solo uno spunto di riflessione, basterebbe sapere che nel momento in cui il cucciolo apre gli occhi e sviluppa gradualmente i suoi sensi è pronto a relazionarsi con il mondo circostante. L’educazione del cucciolo dovrebbe partire, perciò, da una buona socializzazione nei primi mesi e continuare fino all’età adulta. Bisognerebbe agire nei tempi giusti per non dover affrontare in seguito un problema comportamentale radicato.
L’obiettivo di chi lavora nel settore è allineare l’Italia ad alcuni paesi nord-europei dove a 2 mesi di età la maggior parte dei cuccioli va a scuola: così piccoli i cagnolini imparano a giocare in modo equilibrato con gli altri cani, si abituano alle manipolazioni e alle future visite veterinarie, iniziano a camminare correttamente al guinzaglio, in un clima disteso e sereno si preparano a diventare adulti equilibrati. Chi si occupa di risoluzione di problemi comportamentali in Italia, invece, lavora principalmente con clienti esasperati dal proprio animale, ebbene, sarebbe fantastico se riuscissimo ad invertire la tendenza. Purtroppo persistono ancora alcune convinzioni che frenano la cultura della prevenzione e per questo è importante chiarire alcuni punti :
Educare il proprio animale significa insegnargli a vivere in un contesto sociale. Un cane educato sa ben relazionarsi con le persone e con gli altri cani, non è invadente, è autonomo, sa viaggiare in macchina e può seguire il suo padrone ovunque perché sa comportarsi bene senza arrecare disturbo agli altri.
Un cane educato non è necessariamente un cane “addestrato”, non tira al guinzaglio, ad esempio, ma non è detto che sappia eseguire un “piede” eccellente (cioè camminare in modo perfettamente allineato con il conduttore). Un cane addestrato di solito va in gara, uno educato va a passeggio senza aspirare a coppe o trofei. Non tutti i cani devono essere addestrati ma tutti dovrebbero essere educati.
Educare non significa modificare il carattere né snaturare la personalità dell’animale. Un cane educato gode al contrario di maggiori libertà perché non ha bisogno di essere recluso né isolato e può essere liberato dal guinzaglio nei contesti dove ciò è consentito.
Educare significa insegnare con pazienza e coerenza, usando il gioco, le carezze e le gratificazioni. Esistono molte tecniche per insegnare, sta al proprietario evitare i metodi violenti basati sulla coercizione.
Anche un cane adulto può essere educato, perché a qualsiasi età si può imparare e migliorare il proprio comportamento.
L’invito a tutti coloro che hanno intrapreso l’avventura della convivenza con un amico a quattro zampe è di impegnarsi a crescere un individuo sano dal punto di vista fisico, ma anche psicologico, utilizzando un po’ di buon senso, leggendo libri per arricchire la propria conoscenza cinofila e perché no, facendosi guidare da un esperto del settore.
Le abitudini pericolose
Non è questa la sede per proporre soluzioni al problema “cani assassini”, l’obiettivo è solo offrire qualche spunto di riflessione per non ingoiare tutto ciò che la tv ci offre in pasto, nel rispetto delle vittime di aggressioni e dei cani, seconde vittime dell’ignoranza e della superficialità.
Ecco puntuale il periodo dei cani killer… eh già, le belve si telefonano, si mettono d’accordo e dopo mesi di quiete tornano a colpire, uno dopo l’altro con una capacità di organizzazione che fa rabbrividire… Sembra un film di fantascienza, eppure succede davvero.
Che i cani mordano mi sembra la scoperta dell’acqua calda, che è una novità? Che un cane di grande mole possa infliggere ferite profonde, anche questa, è una novità? Uno scoop da prima pagina? Insomma, l’unica cosa certa è che queste notizie, amplificate e astutamente descritte con termini raccapriccianti, danno il via a servizi giornalistici e trasmissioni televisive che hanno l’unico obiettivo di fare audience. Diffondere cultura cinofila diventa così un aspetto di secondo ordine.
I cani sono a fianco all’uomo da millenni. Per la loro duttilità e capacità di collaborazione, propria degli animali sociali, questi animali hanno subito nel corso dei secoli sofisticate selezioni per servire l’uomo nelle diverse attività di caccia, difesa del territorio, conduzione del gregge etc.
Non è un caso che per difendere le pecore i pastori utilizzino i maremmani e non i setter inglesi… forse alcune razze possono diventare più aggressive rispetto ad altre? Magari si.
Tutto sembra così ovvio…ma la verità è che ancora oggi cani di grande mole e appartenenti a razze adatte alla guardia e alla difesa sono vendute dagli allevatori e acquistate dalla gente con grande superficialità. Ma forse volutamente i media evitano di mettere l’accento su questo aspetto, meglio scrivere “cane impazzito sbrana bambina innocente”.
Basta fare un paragone: chi ha appena preso la patente non dovrebbe fare esperienza con una macchina sportiva. Se il conducente alle prime armi provoca un incidente, la responsabilità non è dell’ auto poco affidabile, ma della scarsa esperienza di chi era alla guida. Lo stesso dovrebbe valere quando si parla di cani.
Per gestire un rottweiler o un dogo argentino, ad esempio, bisogna avere esperienza, conoscere bene le caratteristiche della razza oppure farsi guidare da un esperto nella crescita dell’animale fin da quando è cucciolo. Non serve arrivare a maltrattarlo perché un cane diventi poco equilibrato, basta lasciarlo a se stesso in giardino, trascurandolo senza impegnarsi in una corretta socializzazione. C’è anche un altro sistema: crescere il cucciolo senza regole e senza limiti, viziandolo e abituandolo a prendere iniziative e decisioni in modo autonomo. Per crescere un cane serve conoscenza e buon senso, non basta l’amore. Perché queste abitudini sono pericolose.
Il mio cane tira al guinzaglio!!!
Nelle grandi città i cani sono abitualmente portati al guinzaglio per le passeggiate quotidiane. Quando l’animale è tranquillo e cammina più o meno al passo con il proprietario l’uscita è piacevole e rilassante, diversamente può diventare un vero e proprio incubo. Non di rado compaiono con il tempo dolori alla schiena o alle braccia, spesso si finisce a terra, trascinati dall’aitante cagnolino a caccia di odori. Ne conseguono uscite più brevi e meno frequenti e l’utilizzo di un guinzaglio molto corto che dà la sensazione apparente di un maggiore controllo. Insomma, per evitare che sia il cane a portare a spasso il padrone, ecco alcuni consigli.
Perché il cane tira
I cani tirano al guinzaglio per annusare gli odori che li interessano, per avvicinarsi ad un altro cane o ad una persona, o semplicemente perché sono abituati a camminare sentendo la tensione sul collare. In questo caso non riescono a regolare l’andatura a prescindere dagli stimoli esterni. Di solito il proprietario incentiva involontariamente questo comportamento permettendo al cane di raggiungere i suoi obiettivi nonostante il guinzaglio sia teso. Spesso si tende a tenere duro fino ad un certo punto, poi vista la determinazione del cane si finisce con l’andargli dietro e con il seguire la direzione imposta dall’animale. Piano piano il cane impara una strategia: più tiro più possibilità ci sono di raggiungere il mio scopo. Alcuni individui imparano con il tempo a slanciarsi d’improvviso perché sanno che il proprietario preso alla sprovvista, per non finire spalmato sull’asfalto, asseconderà i movimenti repentini.
La scelta del guinzaglio
Scegliere un guinzaglio appropriato è il primo passo verso la passeggiata dei sogni. Il segreto è la lunghezza. Un cane vivace sarà più facile da gestire con un guinzaglio abbastanza lungo che lasci all’animale la possibilità di muoversi e curiosare. L’ideale è usare un guinzaglio d’ addestramento dotato di due moschettoni, uno da agganciare al collare, l’altro utile a regolare la lunghezza. Va bene anche un guinzaglio a fettuccia unica purché sia lungo almeno 1,5 - 2 metri. Sono sconsigliati i guinzagli “flexi” che si allungano da soli quando il cane tira, con il tempo, infatti, insegnano al cane a muoversi in modo incontrollato ed indipendentemente dalla posizione del proprietario.
Le soluzioni
Non è sano pretendere che il cane rimanga al piede per l’intera passeggiata, l’importante è che il guinzaglio rimanga sempre morbido e non vada mai in tensione, per il resto si deve dare all’animale la possibilità di esplorare sfruttando in tutte le direzioni il raggio che forma il guinzaglio considerando come centro del cerchio il conduttore. Non sono d’accordo con chi sostiene che il cane dovrebbe stare sempre a fianco al proprietario senza mai superare l’altezza della gamba. Il “piede” deve essere considerato un esercizio, certo importante, ma pur sempre un esercizio, da richiedere, ad esempio, quando si attraversa la strada. In posti affollati oppure nelle situazioni in cui non è possibile concedere molto spazio, il guinzaglio può essere tenuto più corto, ma comunque, assolutamente morbido.
Esistono diverse tecniche per modificare il comportamento ed ottenere una buona condotta, ogni scuola si avvale di sistemi diversi, l’unico denominatore comune è non permettere al cane di guadagnare spazio nel momento in cui inizia a tirare. Vediamo quali sono i metodi più diffusi:
• Nel momento in cui il cane inizia a tirare verso un obiettivo, bisogna fermarsi e aspettare che rinunci facendo un piccolo passo indietro. Quando si allenta la tensione e solo in quel momento, è possibile permettere all’animale di raggiungere la sua meta (ad esempio un interessantissima pipì sul tronco di un albero) e si può continuare a camminare. Il concetto è: più il cane tira, più lentamente si cammina, meno spazio riesce ad esplorare. A volte si deve aspettare anche qualche minuto prima di poter riprendere il passo: un cane abituato a tirare non rinuncerà facilmente e continuerà a lungo a tentare con la forza di avere la meglio. Il segreto è la pazienza e la determinazione che deve vincere sulla convinzione dell’animale.
• Quando il guinzaglio ha raggiunto la sua estensione massima bisogna fermarsi e richiamare il cane con un segnale (ad esempio il verso che si usa per chiamare i gatti) precedentemente associato ad un bocconcino. L’animale tornerà verso il proprietario felice di avere la sua ricompensa e con il tempo, ogni volta che sentirà una leggera tensione sul collare, anziché tirare in avanti imparerà a tornare indietro. Nella prima fase il cane dovrà necessariamente essere sempre premiato, successivamente si potrà diradare gradualmente la frequenza.
• Quando il cane tira lo si può strattonare con un colpo secco del guinzaglio con l’obiettivo di fermare l’animale e non di riportarlo indietro. Il concetto è: ohi, ma dove vai? L’aria dovrebbe essere la stessa che avremmo se dovessimo dare due colpetti sulla spalla a una persona che cammina avanti a noi. L’intensità della strattonata dipende dalla tempra dell’animale e dalla sua sensibilità, per questo sarebbe meglio in questo caso non improvvisare ed essere affiancati da un esperto. Nel momento in cui il cane si ferma, o ancora meglio, torna verso di noi, si può continuare a camminare.
Alla base di qualsiasi metodo o tecnica dovrebbe esserci la gratificazione dell’animale nel momento in cui cammina in modo tranquillo senza trascinare il conduttore da una parte all’altra. L’obiettivo finale è infatti insegnare il comportamento corretto più che reprimere quello sbagliato. E’ fondamentale lavorare sull’autostima del cane, sulla sua naturale predisposizione all’apprendimento e alla collaborazione con l’uomo. Se premiato e gratificato il cane impara volentieri e più velocemente.
Questi consigli sono solo uno spunto per poter migliorare il rapporto con il nostro amico e passeggiare piacevolmente insieme, se il problema dovesse persistere e non dovessero notarsi miglioramenti sarebbe opportuno rivolgersi ad un esperto che può, osservando il cane di persona e valutando precisamente la situazione, offrire consigli più specifici.
Aiutooo, il mio cane salta addossoooo!!!
Saltare addosso alle persone è un comportamento molto frequente, non così grave, ma senza dubbio fastidioso. Il cane vuole così manifestare il suo entusiasmo, ma l’ effetto è a volte l’abito marchiato da due belle impronte di fango per non parlare di calze rotte, gambe graffiate e bambini cappottati a terra. Pronti per andare in ufficio facciamo retro front e andiamo a cambiarci, camminando poi a marcia indietro e minacciando col giornale il nostro amico, urlando e gesticolando in modo isterico. Scene di vita quotidiana, soprattutto se si ha a che fare con un cucciolone esuberante e poco educato al rapporto con gli umani.
La prima cosa da fare è capire perché ai cani piace così tanto leccarci la faccia e perché nonostante i rimproveri e le sgridate spesso continuino a saltare in modo sempre più insistente.
Il rituale del saluto è molto importante sia nel rapporto intraspecifico (cane-cane) che interspecifico (cane-uomo). I cuccioli manifestano la loro subordinazione agli adulti leccando loro il muso, in particolare le labbra e gli angoli della bocca. E’ un comportamento corretto che serve a stabilire le giuste gerarchie del branco, in special modo quando due elementi si ricongiungono dopo un temporaneo allontanamento. Il cane adulto, spesso eterno cucciolone, può mantenere questo comportamento e riproporlo quando si relaziona con l’essere umano. Anziché scodinzolare e rimanere con le quattro zampe a terra, accoglie il suo amico bipede con un bel salto, con l’obiettivo di salutarlo “muso a muso”. Di solito con la crescita questo modo di agire tende a diminuire di frequenza, ma se il proprietario non rispetta le fasi dello sviluppo e non modifica il suo comportamento in relazione all’età del cane, può permanere per tutta la vita dell’animale.
Quando il cane ci salta addosso, in sostanza sta cercando attenzioni: se il risultato è una carezza, una sgridata, uno sguardo traverso, non importa, ciò che conta è farsi notare. Di solito, se l’abbigliamento e le circostanze lo consentono, la nostra reazione è positiva e accarezziamo il cane, diversamente lo sgridiamo, generando non poca confusione ed eccitando l’animale ancora di più. Ad esempio, spingere via l’animale con un gesto di disappunto significa spesso dare il via al gioco…io spingo te e tu spingi me!! Il risultato, per Fido, è lo stesso: per avere attenzioni basta saltare. Molti bambini utilizzano la stessa strategia e preferiscono combinare guai e guadagnare una sculacciata piuttosto che essere ignorati dai genitori.
Ma ora vediamo cosa possiamo fare per insegnare al nostro cane a salutare, fare le feste ed avere le giuste attenzioni, senza diventare invadente.
In primo luogo è importante che tutti i componenti della famiglia si comportino nello stesso modo. Se c’è coerenza il cane apprende con più facilità e più rapidamente. Il nostro atteggiamento dovrebbe essere sempre lo stesso allo scopo di stabilire una regola che solo in seguito sarà possibile infrangere con qualche eccezione. Quindi, se il cane salta addosso dobbiamo ignorarlo e voltarci dalla parte opposta, sempre, a prescindere dal nostro stato d’animo e dal nostro abbigliamento. Qualsiasi interazione, verbale, visiva o tattile potrebbe incentivare il comportamento sbagliato.
Dopo vari salti e tentativi andati a vuoto di solito l’animale si stanca e se ne va, in cerca di qualcosa di più divertente, a questo punto possiamo aspettare un minuto, quindi chiamare il cane e premiarlo (ovviamente solo se rimane con le zampe a terra). Il premio, che sia una carezza, una parola carina o un biscotto, è fondamentale per motivare il cane e offrirgli una sana alternativa alla sua eccessiva esuberanza. Solo così imparerà a comportarsi in modo equilibrato e si sforzerà di capire quale atteggiamento è più opportuno e vantaggioso.
Un momento critico, di solito è il rientro a casa del proprietario…la gioia sembra incontenibile!! Ma anche in questo caso dobbiamo avanzare dritti facendo finta di niente, spostarci se il cane diventa invadente e salutarlo solo e soltanto quando si sarà calmato, l’ideale sarebbe aspettare che si metta a cuccia.
Il nostro amico deve capire che per avere attenzioni deve comportarsi in modo educato e rispettoso. Non potendo spiegare il nostro punto di vista a parole e fare al nostro beniamino un bel discorsetto, noi umani dobbiamo utilizzare un linguaggio corporeo comprensibile che arrivi dritto allo scopo senza equivoci e fraintendimenti.
Se il comportamento irruente dovesse, nonostante questi consigli di base, persistere a lungo, sarebbe utile farsi aiutare da un educatore per impostare un lavoro sull’autocontrollo del cane e aiutarlo a contenere le emozioni entro certi limiti.
Io da solo non ci rimango!!!
Uno dei problemi comportamentali più seri per i proprietari di cani è la difficoltà di lasciare solo il proprio compagno a quattro zampe. L’incapacità di gestire la solitudine si può manifestare secondo diverse modalità, il cane può cioè:
- abbaiare e/o ululare
- distruggere e/ rosicchiare oggetti
- fare i bisogni in casa
- leccarsi o mordersi fino a provocarsi ferite (autolesionarsi)
Questi comportamenti possono essere più o meno intensi a seconda della gravità del problema, e possono verificarsi anche in modo combinato. Vale a dire che ci sono individui che si limitano ad abbaiare e individui che invece manifestano contemporaneamente più di un comportamento sopra elencato.
E’ importante sottolineare che esiste una lunga letteratura sui problemi da separazione e che esistono diverse scuole di pensiero sia nella definizione del problema che nella terapia necessaria alla risoluzione. In questa sede si descriverà il fenomeno in modo generico affinché sia comprensibile a tutti.
Il primo passo è capire se si tratta di un vero e proprio problema comportamentale oppure no: ad esempio, se il cane rimane solo 12 ore al giorno potrebbe passare il tempo facendo buche in giardino o distruggendo oggetti. L’animale in questione potrebbe non soffrire di un problema da separazione, ma semplicemente affrontare “da cane” la noia, trovare un modo per distrarsi ed impegnarsi fisicamente e psicologicamente; probabilmente rimarrebbe tranquillo se l’intervallo di tempo in cui è lasciato solo non oltrepassasse le 6-7 ore.
Il secondo passo, una volta appurato che si tratta di un vero e proprio disturbo del comportamento, è capire che l’animale vive un disagio e che si comporta in un certo modo per alleviare la sua “sofferenza” (un uomo nei momenti di stress può mangiarsi le unghie, un cane rosicchiare il divano nuovo). Non si tratta di dispetti, né di comportamenti mirati a suscitare rabbia da parte del referente umano. Il dispetto è un atto cognitivo troppo complesso per un cane, la mente dei nostri amici è da questo punto di vista più elementare della nostra e non è stato provato che il cane sia in grado di ragionare in questi termini. La realtà è più semplice: il cane vive un momento psicologicamente difficile e mette in atto una serie di attività per trovare conforto.
Per un animale sociale la separazione dal resto del branco può mettere a rischio la stessa sopravvivenza. In natura stare insieme è fondamentale per difendersi dai pericoli, per cacciare, per crescere la prole etc. Ma il cane è diventato, attraverso lunghi processi di domesticazione, un animale in grado di adattarsi a vivere con l’uomo moderno. Ciò prevede che sia in grado di “sopravvivere” (nel senso di “vivere serenamente”) anche da solo per diverse ore al giorno. I cuccioli dovrebbero anche per questo essere abituati gradualmente a rimanere soli anche qualora non ce ne fosse stretto bisogno. Il distacco (dalla mamma e poi successivamente dal proprietario) è infatti un processo assolutamente indispensabile al corretto sviluppo psicologico del piccolo che, diversamente, potrebbe crescere come un individuo morbosamente dipendente ed insicuro.
Spesso i cani che soffrono di problemi da separazione si comportano in modo ossessivo anche durante la presenza del proprietario:
- seguono il proprietario ovunque, mal tollerando a volte che questi si chiuda in bagno per una doccia o esca per un minuto a gettare la spazzatura
- non riescono a dormire in una stanza diversa da quella in cui si trova il proprietario
- dormono sui letti e sui divani cercando continuamente un contatto fisico
- chiedono in continuazione ed in vario modo coccole e carezze
- si eccitano esageratamente al rientro del proprietario, saltando addosso, uggiolando, non riuscendo a salutare in modo equilibrato.
L’ansia da separazione si manifesta quando il cane vive in modo angoscioso la separazione dal suo referente affettivo umano. A volte bastano alcuni preparativi di routine (prendere la borsa e mettersi il cappotto prima di uscire) per scatenare l’ansia, in altri casi, invece, la messa in atto di strategie volte a richiamare l’attenzione del proprietario (abbaiare e /o uggiolare) o i comportamenti distruttivi compaiono dopo alcuni minuti dall’uscita del padrone.
Picchiare o sgridare il cane al rientro per aver raso al suolo il salotto è un tentativo poco efficace che si rileva il più delle volte controproducente. Per risolvere il problema bisogna capirne l’origine e porsi l’obiettivo di rendere il cane più autonomo e sicuro. Questo non è un problema di disciplina da risolvere con un atteggiamento autoritario. L’obiettivo finale, infatti, non è mettere in riga un cagnolino capriccioso, bensì aiutarlo a crescere e a maturare.
Durante la prima fase è bene organizzarsi in qualche modo ed evitare di lasciare il cane solo per lungo tempo. Bisognerà programmare bene la durata delle prime uscite che dovranno essere assolutamente molto brevi. Solo successivamente si potrà aumentare gradualmente l’intervallo di tempo in cui lasceremo l’animale solo.
Contemporaneamente, quando si è presenti, sarà opportuno ignorare le richieste del cane, si tratti di coccole, carezze, proposte di gioco. L’animale dovrà ricevere le attenzioni di cui ha bisogno quando sta a cuccia senza disturbare oppure è intento a fare altro che non sia pretendere un’interazione o un contatto. Si deve ricreare una sorta di solitudine “intermedia”: il cane non è solo, ma è come se lo fosse perché nessuno si accorge di lui. Questo atteggiamento è a volte difficile da attuare per il proprietario, ma non è affatto crudele per l’animale, al contrario: abituando il cane a non avere sempre il contatto che cerca in quel preciso momento, lo si allenerà gradualmente a sopportare la solitudine.
E’ importante essere sereni sia al momento dell’ uscita che al rientro. Parlare al cane, accarezzarlo, stargli vicino, rassicurarlo prima di uscire non farà che aumentare il trauma del distacco. L’obiettivo di far capire al cane che gli vogliamo bene, che non lo abbandoneremo e che torneremo presto a casa non avrà affatto un buon esito (ricordiamoci che i cani non parlano la nostra lingua…). Comportandoci in questo modo, quasi sentendoci in colpa di dover andare a lavoro, accentueremo lo stacco tra i momenti in cui siamo presenti e quelli in cui non ci siamo affatto.
Sarebbe utile chiudersi le porte alle spalle ad esempio quando andiamo al bagno, oppure, in modo graduale, se il cane è abituato a dormire con noi, spostare la sua cuccia fuori dalla stanza da letto (si fa così anche con i bambini...)
Questi consigli possono essere utili e non hanno alcuna controindicazione, basta metterli in pratica e provare. E’ bene sapere che alcune volte è necessario pianificare le strategie di intervento con l’ausilio di un educatore comportamentalista, ma in altri casi, quando la situazione è davvero grave è necessario l’intervento di un veterinario per la prescrizione di una terapia farmacologica da affiancare alla classica terapia comportamentale. In questo ultimo caso è necessaria una stretta collaborazione tra l’educatore ed il medico: la sola somministrazione di farmaci può infatti alleviare il sintomo ma non cura le cause del problema.
Il cane pauroso
Quanti di voi leggendo questo titolo avranno pensato: "oh finalmente si parla del mio cane!!" La paura è un sentimento diffuso che può generare numerosi problemi comportamentali.
Ad esempio, in generale un cane molto insicuro può scappare al parco se si spaventa, può mordere se avverte una minaccia, può reagire di fronte ad un pericolo solo presunto.
Avere paura è un meccanismo fisiologico naturale che permette a tutti gli esseri viventi (uomo compreso) di mantenersi in vita. In natura un animale che ha un atteggiamento troppo "disinvolto" potrebbe essere facilmente mangiato da un predatore. Ma allo stesso tempo anche essere troppo paurosi costituisce senza dubbio uno svantaggio per la sopravvivenza.
Quando un cane ha paura può mettere in atto strategie diverse: alcuni di fronte allo stimolo ansiogeno possono tentare la fuga, nascondersi dietro le gambe dei proprietari o sotto i mobili, altri tentano di difendersi da ciò che ritengono un pericolo, altri ancora si immobilizzano come per dire "io? non sono un cane e non sono qui in questo momento..." tentando la via di passare inosservati.
Di solito con un po’ di pazienza si possono ottenere buoni miglioramenti, altre volte le strategie di intervento possono essere davvero molto lunghe e richiedere l'intervento di un esperto. Se il sentimento sfocia nella fobia, la depressione prende il sopravvento ed il timore impedisce il naturale svolgersi delle normali attività quotidiane può essere necessario l'ausilio del veterinario per la somministrazione di farmaci. Ciò dipende dal livello di gravità del caso.
Il problema può essere accentuato da una certa predisposizione genetica che può rendere anche due fratelli cresciuti nello stesso ambiente e dalle stesse persone anche molto diversi nei comportamenti e nelle reazioni.
Nel cane di solito la paura può essere generata da:
- una scarsa socializzazione nei primi mesi di vita
- gli insegnamenti poco utili di una madre a sua volta timida e paurosa
- un trauma subito
Quando un cucciolo forma il suo carattere in un ambiente povero di stimoli potrà manifestare in età adulta una paura generalizzata: vale a dire che potrà mostrare in contesti vari insicurezza e timore, probabilmente avrà un atteggiamento preoccupato e ansioso nei confronti del mondo che lo circonda, in special modo verso le novità. Se le esperienze sono state scarse sul piano sociale la paura emergerà al confronto con persone estranee o cani sconosciuti, ma a volte alcuni esemplari estremamente socievoli possono essere difficili da gestire se cresciuti in campagna o in contesti estremamente tranquilli e trasferiti solo successivamente in luoghi caotici. In questo caso solo l'idea di una passeggiata può tramutarsi per il proprietario in un incubo.
Il primo passo è considerare il proprio amico un individuo "normale", cioè evitare di compatirlo e di considerarlo un "povero cane traumatizzato". Questo atteggiamento è sempre controproducente, ma in special modo nel contesto temporale in cui si manifesta il problema. Quando il cane si sente in difficoltà avrà bisogno di trovare accanto a sé un punto di riferimento sicuro che sia per lui un buon esempio. Accarezzarlo con aria consolatoria non farebbe che confermare al cane la reale presenza di un pericolo. Per curare la paura è importante infondere coraggio aiutando l'animale a capire che è al sicuro e che non ha nulla di cui preoccuparsi. Il nostro atteggiamento deve
rimanere sereno e composto, proprio per sdrammatizzare la situazione.
Se a spaventarlo sono gli altri cani l'ideale è permettergli di socializzare con individui molto equilibrati e assolutamente non invadenti che lascino all’animale la possibilità di tenersi a distanza o avvicinarsi solo se si sente pronto. La voce del proprietario deve essere tranquilla e molto rilassata. Ovviamente i parchi affollati di cani non sono la strategia giusta.
Quando a spaventare il nostro amico sono le persone estranee si può cercare la collaborazione di qualcuno che si presti a conoscere il cane molto lentamente, evitando in un primo momento un'interazione e offrendo invece un bocconcino prelibato. Se il cane è goloso l'uso del cibo può essere di grande aiuto (se ama la pallina possiamo proporre un gioco), l'importante è non forzare il cane ad avvicinarsi o volerlo toccare a tutti i costi. L'intento sarebbe buono, cioè dimostrargli fattivamente che non gli faremo del male, ma per creare un'associazione positiva è importante non fare passi troppo lunghi altrimenti si potrebbe peggiorare la situazione. Anche guardarlo negli occhi potrebbe mettere a disagio l'animale. Il concetto di esposizione graduale è di fondamentale importanza anche nei casi in cui il problema sorga al presentarsi di rumori vari e/o oggetti inanimati.
Stimolare la curiosità del cane, in generale, è un toccasana per i cani insicuri e poco intraprendenti: ciò si può fare proponendo giochi e oggetti nuovi da esplorare oltre che nascondendo bocconcini in posti vari che stimolino l'innata voglia di conoscere e quindi più in generale di affrontare situazioni nuove.
Per quanto riguarda il secondo punto è importante ricordare che i cuccioli con un mamma troppo timorosa andrebbero allontanati regolarmente e per brevi periodi dal punto di riferimento materno, per evitare loro di sperimentare nuove situazioni osservando e di conseguenza imitando gli atteggiamenti insicuri e poco equilibrati della figura genitoriale. Bastano poche decine di minuti per avvicinare i piccoli ad altri cani e a persone di varia natura (uomini, donne, bambini) per impostare fin da subito una buona socializzazione.
Se il cane ha subito un trauma la paura sarà più specifica e meno generalizzata, quindi da un certo punto di vista più facile da superare.
Se il cane ha subito maltrattamenti da una persona o ha subito l'aggressione di un conspecifico tenderà a mostrarsi timoroso nei confronti di una categoria (di persone, animali o cose) più circoscritta (es. i cani di taglia grande, i bambini, le scope etc., gli esempi possono essere infiniti). Anche in questo caso lo stimolo potrà essere presentato in modo molto soft, magari in lontananza, premiando il cane ogni volta che si mostra tranquillo, accorciando piano piano la distanza ed aumentando gradualmente i tempi dell'esposizione.
L'aspetto fondamentale, riassumendo, è fare un passetto alla volta e impegnarsi per accrescere l'autostima del cane.
Di grande importanza assumono in questo caso le lodi fisiche (carezze) e verbali che costituiscono il vero insegnamento.
Inoltre viene da sé che le punizioni (se il cane abbaia, scappa o morde per paura) non sono consigliate in virtù del fatto che l'animale potrebbe sentirsi ancora più insicuro e fragile.
Soprattutto è necessario evitarle se scaturiscono dal nervosismo del proprietario e non dall'attento studio dei modi e dei tempi giusti che un esperto può fare.
a cura di Sara Di Nepi
Educatore Cinofilo Comportamentalista
Amelie é uno dei cani sequestrati qualche anno fa in occasione dello sgombro del campo nomadi di Castel Romano, ai margini della capitale.
Fonte: www.comune.roma.it
SEGNALAZIONI CANI TROVATI VAGANTI: A CHI RIVOLGERSI
Chiamare la Polizia Locale territoriale (cioè del municipio dove l’animale è rinvenuto), oppure si può chiamare la Sala Radio della Polizia Municipale al numero 06.67691, la quale provvederà a fornire il numero a cui inoltrare la segnalazione (Polizia locale territoriale e/o Servizio veterinario della ASL competente per territorio). In caso di intervento della Polizia Municipale, questa informerà il Servizio Veterinario competente per territorio. Nel caso in cui la Polizia Municipale si trovi in condizione di non poter intervenire al momento, si possono contattare i seguenti numeri telefonici. 06.56487757 oppure 06.56487643.
Come comportarsi se ci si vuole avvicinare ad un animale vagante, non ferito e non aggressivo? E’ necessario avvicinarlo con estrema prudenza e calma per non spaventarlo, mai in maniera troppo diretta e rapida, e controllare se è provvisto di medaglietta e/o tatuaggio sulla coscia destra o nell’orecchio destro (potrebbe avere anche solo il microchip ma questo si può capire solo con un lettore in dotazione a Servizio Veterinario Azienda Usl e, talvolta, a veterinari liberi professionisti, Polizie locali).
Legge Regione Lazio n. 34/1997
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COSA FARE IN CASO DI SMARRIMENTO DEL CANE
Denunciare lo smarrimento del cane alle autorità competenti con atto scritto (Carabinieri, Organi della Polizia Municipale del Comune competente per territorio, Servizio Veterinario della Asl competente per territorio, l'Anagrafe canina a seconda della regione di appartenenza).
Compilare dei volantini ed esporli nel luogo della scomparsa.
Avvertire della scomparsa del cane il Canile Comunale, Ambulatori Veterinari e Canili Privati.
Numeri utili per la tutela e la cura degli animali:
Servizio Programmazione e Coordinamento Benessere Animali Circ.ne Ostiense, 191 Fax 06 67109508
E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Ufficio Area tecnica cani Tel 06 6710/9531 – 9536
Ufficio Area tecnica gatti Tel 066710. 5483 - 06 6710.9570
VIDEO REALIZZATO DA MARIANNA GUACCIO
PERCHE’ CONVIENE STERILIZZARE
Dott. Larosa
I pro e i contro per combattere il continuo aumento di cani e gatti e, conseguentemente, l’abbandono dei nostri amici a quattro zampe.
Cosa succederebbe se, come da molti ritenuto necessario, ogni cagna o gatta avesse almeno una volta nella vita una cucciolata?
La Dottoressa Laura Torriani, segretario dell’ANMVI (Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani) ha calcolato in modo molto semplice che se così fosse ogni animale “produrrebbe” una media di circa 6 cuccioli, considerando che a volte sono di più, altre di meno…
Se la metà sono femmine (3), anche queste nel giro di due anni avranno messo al mondo 18 cuccioli.
In 2 anni: da 9 femmine – 54 cuccioli
dopo altri 2 anni: Da 27 femmine – 162 cuccioli
dopo ancora altri 2 anni: da 81 femmine si avrebbero circa 486 cuccioli. In 10 anni la cifra totale degli animali si è quasi cinquecentuplicata.
Siete sicuri che sia così facile trovare tutte queste persone desiderose di adottare questi animali? Se così fosse come mai ogni anno il numero dei cani e dei gatti nei rifugi continua ad aumentare? In Italia sono circa 150 mila i nuovi cani abbandonati ogni anno e circa 450 mila i gatti. Cos’è la sterilizzazione? Di cosa si tratta e come viene effettuata?
Nel caso della femmina, due sono le possibilità di intervento.
Il primo, consiste nell’allacciare le tube, per evitare che gli ovociti, vadano ad incontrare gli spermatozoi, sempre molto attivi, dei maschi, lasciando in funzione la produzione di ormoni, i periodici calori e gli accoppiamenti oramai non fecondi.
In questo modo si tranquillizzano tutti i proprietari che pensano che sia una menomazione, nei confronti della cagnetta o della gattina, quella di effettuare l’intervento di asportazione totale di ovaie ed utero. Nel caso del maschio, allacciare i condotti seminali, attraverso i quali gli spermatozoi vanno a fecondare gli ovociti prodotti dalla femmina, risolverebbe il problema delle gravidanze indesiderate e il problema dei maschietti, proprietari degli animali, che si immedesimano nel proprio compagno di vita, che verrebbe, secondo loro, menomato nella loro maschilità. Pensiamo, a questo punto, solo per un attimo, quale sarebbe, dal punto di vista fisiologico, e mentale, la cosa migliore per il nostro amico a quattro zampe, un amico o amica che non può o non vogliamo far accoppiare periodicamente così come la natura aveva predisposto con dei codici e delle attrazioni tali da superare gli interessi o la noia di noi umani.
Loro non si accoppiano o si attraggono per “piacere o divertimento”.
A loro, l’istinto, indicato dalla natura e codificato in modo ben preciso da alcuni geni, che indirettamente, li portano ad avere una attrazione irrefrenabile tra di loro, durante il periodo del calore, la natura dice che “devono produrre della prole” , dei cuccioli che a loro volta si moltiplicheranno con degli istinti incontrollabili perchè “devono mantenere la specie” .
Noi umani, allora, dobbiamo decidere se lasciar fare alla natura, impegnandoci personalmente alla sistemazione completa e responsabile della futura prole, oppure prendere dei provvedimenti affinchè questo venga evitato. Se prendiamo in considerazione, cosa è meglio per lo stato di salute dell’animale, allora non vi è alcun dubbio che, asportare completamente, sia le ovaie che l’utero, nel caso della femmina o asportare i testicoli, nel caso del maschio sia la cosa migliore da fare.
Asportando queste strutture, intanto eliminiamo una notevole quantità di patologie, sia dell’età giovanile, sia della terza età a carico di questi organi, ma, cosa ancora più importante è la precocità dell’intervento, almeno nella femmina. Non è vero quello che si dice, in giro per parchi e giardini, che una gravidanza ed il successivo parto prevengano patologie tumorali a carico dell’apparato mammario o possano prevenire alcune patologie dell’utero, o addirittura che una eventuale gravidanza possa eliminare il presentarsi della “falsa gravidanza” che alcune cagnette presentano dopo circa due mesi dal calore.
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