Psicologia canina
Il mio cane tira al guinzaglio!!!
Nelle grandi città i cani sono abitualmente portati al guinzaglio per le passeggiate quotidiane. Quando l’animale è tranquillo e cammina più o meno al passo con il proprietario l’uscita è piacevole e rilassante, diversamente può diventare un vero e proprio incubo. Non di rado compaiono con il tempo dolori alla schiena o alle braccia, spesso si finisce a terra, trascinati dall’aitante cagnolino a caccia di odori. Ne conseguono uscite più brevi e meno frequenti e l’utilizzo di un guinzaglio molto corto che dà la sensazione apparente di un maggiore controllo. Insomma, per evitare che sia il cane a portare a spasso il padrone, ecco alcuni consigli.
Perché il cane tira
I cani tirano al guinzaglio per annusare gli odori che li interessano, per avvicinarsi ad un altro cane o ad una persona, o semplicemente perché sono abituati a camminare sentendo la tensione sul collare. In questo caso non riescono a regolare l’andatura a prescindere dagli stimoli esterni. Di solito il proprietario incentiva involontariamente questo comportamento permettendo al cane di raggiungere i suoi obiettivi nonostante il guinzaglio sia teso. Spesso si tende a tenere duro fino ad un certo punto, poi vista la determinazione del cane si finisce con l’andargli dietro e con il seguire la direzione imposta dall’animale. Piano piano il cane impara una strategia: più tiro più possibilità ci sono di raggiungere il mio scopo. Alcuni individui imparano con il tempo a slanciarsi d’improvviso perché sanno che il proprietario preso alla sprovvista, per non finire spalmato sull’asfalto, asseconderà i movimenti repentini.
La scelta del guinzaglio
Scegliere un guinzaglio appropriato è il primo passo verso la passeggiata dei sogni. Il segreto è la lunghezza. Un cane vivace sarà più facile da gestire con un guinzaglio abbastanza lungo che lasci all’animale la possibilità di muoversi e curiosare. L’ideale è usare un guinzaglio d’ addestramento dotato di due moschettoni, uno da agganciare al collare, l’altro utile a regolare la lunghezza. Va bene anche un guinzaglio a fettuccia unica purché sia lungo almeno 1,5 – 2 metri. Sono sconsigliati i guinzagli “flexi” che si allungano da soli quando il cane tira, con il tempo, infatti, insegnano al cane a muoversi in modo incontrollato ed indipendentemente dalla posizione del proprietario.
Le soluzioni
Non è sano pretendere che il cane rimanga al piede per l’intera passeggiata, l’importante è che il guinzaglio rimanga sempre morbido e non vada mai in tensione, per il resto si deve dare all’animale la possibilità di esplorare sfruttando in tutte le direzioni il raggio che forma il guinzaglio considerando come centro del cerchio il conduttore. Non sono d’accordo con chi sostiene che il cane dovrebbe stare sempre a fianco al proprietario senza mai superare l’altezza della gamba. Il “piede” deve essere considerato un esercizio, certo importante, ma pur sempre un esercizio, da richiedere, ad esempio, quando si attraversa la strada. In posti affollati oppure nelle situazioni in cui non è possibile concedere molto spazio, il guinzaglio può essere tenuto più corto, ma comunque, assolutamente morbido.
Esistono diverse tecniche per modificare il comportamento ed ottenere una buona condotta, ogni scuola si avvale di sistemi diversi, l’unico denominatore comune è non permettere al cane di guadagnare spazio nel momento in cui inizia a tirare. Vediamo quali sono i metodi più diffusi:
• Nel momento in cui il cane inizia a tirare verso un obiettivo, bisogna fermarsi e aspettare che rinunci facendo un piccolo passo indietro. Quando si allenta la tensione e solo in quel momento, è possibile permettere all’animale di raggiungere la sua meta (ad esempio un interessantissima pipì sul tronco di un albero) e si può continuare a camminare. Il concetto è: più il cane tira, più lentamente si cammina, meno spazio riesce ad esplorare. A volte si deve aspettare anche qualche minuto prima di poter riprendere il passo: un cane abituato a tirare non rinuncerà facilmente e continuerà a lungo a tentare con la forza di avere la meglio. Il segreto è la pazienza e la determinazione che deve vincere sulla convinzione dell’animale.
• Quando il guinzaglio ha raggiunto la sua estensione massima bisogna fermarsi e richiamare il cane con un segnale (ad esempio il verso che si usa per chiamare i gatti) precedentemente associato ad un bocconcino. L’animale tornerà verso il proprietario felice di avere la sua ricompensa e con il tempo, ogni volta che sentirà una leggera tensione sul collare, anziché tirare in avanti imparerà a tornare indietro. Nella prima fase il cane dovrà necessariamente essere sempre premiato, successivamente si potrà diradare gradualmente la frequenza.
• Quando il cane tira lo si può strattonare con un colpo secco del guinzaglio con l’obiettivo di fermare l’animale e non di riportarlo indietro. Il concetto è: ohi, ma dove vai? L’aria dovrebbe essere la stessa che avremmo se dovessimo dare due colpetti sulla spalla a una persona che cammina avanti a noi. L’intensità della strattonata dipende dalla tempra dell’animale e dalla sua sensibilità, per questo sarebbe meglio in questo caso non improvvisare ed essere affiancati da un esperto. Nel momento in cui il cane si ferma, o ancora meglio, torna verso di noi, si può continuare a camminare.
Alla base di qualsiasi metodo o tecnica dovrebbe esserci la gratificazione dell’animale nel momento in cui cammina in modo tranquillo senza trascinare il conduttore da una parte all’altra. L’obiettivo finale è infatti insegnare il comportamento corretto più che reprimere quello sbagliato. E’ fondamentale lavorare sull’autostima del cane, sulla sua naturale predisposizione all’apprendimento e alla collaborazione con l’uomo. Se premiato e gratificato il cane impara volentieri e più velocemente.
Questi consigli sono solo uno spunto per poter migliorare il rapporto con il nostro amico e passeggiare piacevolmente insieme, se il problema dovesse persistere e non dovessero notarsi miglioramenti sarebbe opportuno rivolgersi ad un esperto che può, osservando il cane di persona e valutando precisamente la situazione, offrire consigli più specifici.